Raccolse il pacco da terra, quasi
volesse trattenere il tempo, lentamente. In quell'involto
di carta straccia c'era
molto del suo passato e tutto quanto il suo presente che stava per
andare via.
Si chiamava amore, una volta.
Scosse la testa, come se mai fosse servito a qualcosa, poi si alzò
e glielo porse.
Scusa, lo avevo dimenticato dietro il tavolo. Questo è
tuo... Ma lui si
era già
girato e aveva
cominciato a scendere le scale, le dita forti a scorrere sul corrimano
di ardesia pitturata. Decise così
di seguirlo, o
meglio non lo decise affatto, ma lo fece. Ogni istante che passava
era un istante in meno che avrebbero condiviso ma forse in qualche
angolo del cielo c'era
ancora una possibilità
che ci ripensasse, che si girasse all'improvviso
con il labbro fra i denti e gli occhi lucidi. Era già
successo. Dio, fa che lo faccia, ti prego...
Scusa.
Basterebbe una parola. Ma sì,
che importa... Girati, dai. Siamo stati bene insieme, vero?
La luce delle finestre sporche della scala rifletteva sui suoi capelli,
come un flash sfocato. E'
strano quando le cose precipitano che ci sia il sole fuori, vero?
Si volse appena, ma non aveva gli occhi lucidi. Guarda che quel
pacco non mi serve... Non importa, quella roba puoi tenerla anche
tu... "Davvero?
E cosa me ne faccio di altri ricordi di te?"
Pensò ma
disse no, sai, è
meglio di no... E poi te l'ho
portato giù
fino ad adesso... Cosa vuoi che me lo
riporti fino all'ultimo
piano?
Ancora la luce sui capelli, abbaglianti come la lampadina del flash
in quella foto sfocata in cui
c'erano
tutti e due che sorridevano con gli occhi chiusi, quella sulla tele...
Perchè dopo
il terzo piano arriva subito il secondo? Dov'è
la logica della speranza? Il pacco cominciava a pesare, o forse
era il fiato che si era fatto pesante,
o il cuore che aveva finalmente smesso di battere?
Primo piano, maledizione. Per lo meno niente maledetta luce del
sole, solo il neon dell'ingresso,
sempre acceso. Ti ricordi amore quando lo abbiamo visto la prima
volta? Pioveva, e faceva un freddo cane... Eravamo stati due ore
in macchina... E i vetri appannati. Ricordi? Gli occhi fissi sulla
sua schiena, lui
che si china per
raccogliere una borsa. Abbassa anche lei
lo sguardo. Due o tre scatole di cartone chiuse con lo scotch da
pacchi, quello con la scritta che ti lascia l'inchiostro
sulle mani, un'altra
borsa del supermercato e poi salendo ancora lui,
che finalmente si volta.
C'è il sole,
fuori. Dentro, no.